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Federico Carletti amplifica la passione per l’architettura

Si potrebbe dire che Federico Carletti usi la macchina fotografica come strumento per amplificare ciò che è la sua passione di sempre: l’amore per l’architettura.

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Photo: Federico Carletti, Louvre, Parigi

Avevo visto qualcosa di suo qualche tempo fa: immagini pulite e rigorose, ma che facevano intuire ci fosse ben altro oltre a queste caratteristiche. Non sbagliavo: le fotografie di Carletti colpiscono proprio perché trattano spazi ed elementi architettonici come attori di scena.

Nei suoi scatti non vi è un solo elemento protagonista che cattura l’occhio, ma molteplici elementi. I muri, le pareti e le strutture sono attori e comparse che, sotto la sua regia attenta e scrupolosa, ridefinisco lo spazio e danno “ordine” ad ambienti interni ed esterni.

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Photo: Federico Carletti, Louvre, Parigi

Ed è così che gli interni affollati del Louvre diventano quinte di teatro in cui il brusio e il rumore dei passi dei visitatori si congelano e lasciano che a parlare sia la luce. Luce che, filtrando generosa dai lucernai tondi, regala una nota dorata alla pietra chiara dei muri e definisce ogni singolo gradino della maestosa scalinata.

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Photo: Federico Carletti, Louvre, Parigi

Nella perfetta simmetria di questo scatto, la Nike di Samotracia, per nulla infastidita nel non essere più protagonista assoluta della scena, sta al gioco del fotografo e diventa la punta di un triangolo rovesciato che chiude la simmetria delle botole di luce. Seppure tutto nelle opere di Carletti parli di volume e spazio, vi è comunque un forte richiamo al mondo della grafica. Basti pensare ai capitelli delle colonne e ai soffitti del museo parigino che, grazie all’uso che lui fa della luce, sembrano disegnati a colpi di gessetto.

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Photo: Federico Carletti, Louvre, Parigi

Il fotografo/architetto di Jesi riesce a gestire al meglio ordine e simmetria. E se è anche vero che guardando le sue opere si ha la sensazione che tutto sia sospeso in un fermo immagine, vi è la sensazione paradossale che tutto sia assolutamente vivo. Sono vivi i muri, la piazza della piramide del Louvre e lo è pure l’asfalto della strada.

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Photo: Federico Carletti, Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno

Sul piano della scelta dei tagli d’immagine, Carletti fa una scelta precisa: toglie dall’inquadratura il superfluo e quello che non vale la pena raccontare. I suoi tagli fotografici non sono mai scontati: ne è un mirabile esempio lo scatto che realizza al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, dove ci obbliga a guardare i riflessi di un meraviglioso lampadario che domina il teatro e che rischiara i palchetti affrescati. Ed ancora un volta, il protagonista non è più l’evento, ma lo è il teatro come luogo.

Chiara Orlando

Federico Carletti
federicocarletti@hotmail.it